« La fraternità ha delle sfumature»
F. Pessoa, Il libro dell’inquietudine
La spiaggia, quel giorno, a vederla dallo stradello, era bianca immacolata, come se ci fossero miliardi di confetti uno vicino all’altro. Il sole delle dieci picchiava inclemente sulle teste bollenti dei bagnanti, l’acqua era limpida come sa essere, a queste latitudini, in alcune ore della giornata.
Semplice martedì di luglio: un timido turismo colorava la vista di ombrelloni fluo, racchettoni, cappelli, palle e asciugamani.
Presi posto dove la roccia si fa un po’ più alta, un’ombra strettissima mi permetteva di respirare appoggiato alla parete, quasi in piedi. Socchiudendo gli occhi per via del bagliore, notai una piccola sagoma addobbata che si avvicinava verso il mio spazio. Anche lui si era accorto del rifugio.
« Ciao », porgendomi la sua mano tendinosa.
« Fa caldo eh?! ».
« Oggi troppo caldo, no venduto niente ».
Gli offrii una pesca dalla mia borsa frigo, la mangiava con un gusto tale che i suoi occhi riacquistavano vivacità. Rideva, masticava e osservava il panorama, dal Trave fino al Monte, in silenzio. Portava con sé una borsa piena di asciugamani esotici, gli stessi che i frequentatori di Mezzavalle usano per costruire le ombre o per asciugarsi dopo un tuffo.
« Allah…respetto…bravo…tu…bro», mi diceva mentre con le mani indirizzava dei ringraziamenti verso il cielo azzurro. Così iniziammo a chiacchierare.
Disse di chiamarsi Oranzeb e di venire dal Pakistan; era già pronto per la stagione, tutti i giorni dell’estate dalle 8 alle 18 a Mezzavalle, vendendo asciugamani. Sudava e le gocce del suo viso creavano dei fiumiciattoli che sfociavano sulla sabbia.
Fumammo insieme, mi regalò una bandana e rimise in ordine i suoi bagagli. Gli consigliai di utilizzarne uno giallo invece del rosa, per attirare la clientela. Mi salutò e se andò urlando
« Sciuccamanoooo!!! ».
Visto da dietro sembrava un pastore di un presepe, il suo passo cadenzato squarciava lentamente l’aria infuocata della mattina.
Francesco Mazzanti